Le IBD (Inflammatory Bowel Disease) o MICI (Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali nell’acronimo italiano) sono malattie infiammatorie croniche in cui spesso le anemie  sono caratterizzate da un vero e proprio deficit di ferro risolvibile con la terapia marziale, ma sovente sono in grado di determinare un Deficit funzionale di ferro non risolvibile neanche con  le infusioni e.v. di preparati di ferro. L’anemia delle IBD comunemente si presenta infatti come una combinazione di anemia sideropenica (cioè ferropriva)   e anemia da malattia cronica (ACD).

Noi sappiamo che l’anemia sideropenica si riconosce da una riduzione della ferritina e della saturazione della transferrina ma da alti valori della transferrina stessa e del recettore solubile della transferrina, mentre l’ACD  da valori normali o aumentati di ferritina ma transferrina e saturazione ridotti con  recettore normale.

Nell’overlapping tra le due patologie tutti i parametri sono ridotti, ma il recettore solubile della transferrina è aumentato cosa che, come abbiamo visto, non avviene nella sola ACD.

Nelle IBD inoltre alti livelli di transferrina sierica, di recettore solubile della transferrina e di eritropoietina sierica (EPO) sono predittivi di una risposta alla terapia con ferro e.v., mentre bassi livelli indicano spesso il bisogno di una concomitante somministrazione di EPO farmaco come agente stimolante l’eritropoiesi.

E’ pur vero che una malattia ben trattata e responder ai farmaci attuali potrebbe non incorrere in questi problemi, ma la realtà è altra e  solo nelle forme in piena remissione riusciamo ad avere valori di emoglobina (Hb) e di eritropoietina sierica adeguate all’età, al sesso ed alle attività quotidiane e lavorative di questi particolarissimi pazienti che spesso sono giovani. Non si vede pertanto per quale motivo si debbano considerare un successo valori di Hb in persone ancora molto attive sul piano personale e di lavoro e che invece secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sono  patologici per anemia.

Sebbene siano disponibili diverse ed efficaci opportunità terapeutiche per l’anemia nelle IBD, il trattamento dell’anemia per i gastroenterologi sa volte ha una bassa priorità. A differenza di altre complicanze come l’artrite o l’osteopatia, all’anemia infatti viene data scarsa attenzione.

E’ ben nota inoltre la capacità di adattamento di un paziente ad uno stato anemico cronico anche molto grave, pertanto il peggioramento della condizione fisica, della qualità della vita e delle funzioni cognitive può non essere riconosciuto né dal paziente né dal suo medico. Senza dimenticare inoltre che se il paziente è una donna, sembra prassi consolidata nei medici e nelle pazienti stessi pensare alla anemia sideropenica come a una condizione “naturale” nel genere femminile.

In letteratura scientifica il rapporto terapeutico tra ESA (Agenti Stimolanti l’Eritropoiesi) e IBD è noto da tempo, ma in Italia per questioni economiche da sempre si preferisce ignorarlo.

La terapia con EPO, ovviamente non è scevra da rischi e il suo impiego deve essere valutato in maniera accurata e mirato al singolo paziente. Il target del trattamento terapeutico  farmacologico (e a volte chirurgico) è la remissione della malattia infiammatoria (Crohn o RCU che sia) e di tutte le sue espressioni extraintestinali, ma quando l’anemia è refrattaria ai trattamenti convenzionali  è doveroso intervenire con tutti i mezzi disponibili   se le cure  in atto non sono in grado di compensarla.

Purtroppo tra le indicazioni ministeriali dell’EPO non è previsto il trattamento dell’anemia nelle malattie infiammatorie croniche cosicché spesso necessita trovare escamotages né etici né economici per poterla utilizzare in questi pazienti sempre e comunque in ambiente ospedaliero quando invece si tratta di una semplice iniezione sottocute.

D’altronde la letteratura scientifica internazionale non ha dubbi sull’impiego di questi farmaci nel trattamento dell’anemia nelle IBD e diversi sono i lavori scientifici che considerano essenziale l’impiego di questi farmaci in caso di anemie che non rispondono ai farmaci convenzionali.

L’impiego dell’EPO nei protocolli terapeutici dell’anemia nelle IBD è un utilizzo raro ma in alcuni casi necessario per restituire a questi giovani pazienti una qualità della vita adeguata e non esiste un giustificato motivo per cui non se ne autorizzi l’impiego in questi casi.

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2817016/pdf/0950175.pdf

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4540708/pdf/WJGP-6-62.pdf;

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3959949/pdf/AnnGastroenterol-26-104.pdf

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